Martin Heidegger
Heidegger sostiene di non essere un esistenzialista, vorrebbe essere un metafisico, ritiene che l'ontologia si è persa e lui vorrebbe fare una summa dei percorsi dell'ontologia e scrivere
un'ontologia moderna.
Per parlare dell'Essere, Heidegger si dilunga sull'analisi dell'uomo dunque molti dei suoi studiosi pongono lo definiscono esistenzialista. Secondo lui, non si può affrontare il problema dell'Essere (sein) se non ci si chiede chi è che si pone la domanda sull'Essere. L'analisi dell'uomo è funzionale per comprendere l'Essere.
L'uomo viene chiamato da Heidegger "dasein", l'uomo è un'apertura dell'Essere nel tempo, la sua esistenza è in relazione al suo porsi nel tempo.
L'uomo (o dasein) è caratterizzato sia dall'apertura dell'esserci sia dalla possibilità di scelta, questo significa che l'esistenza del dasein è una relazione di scelte esistenziali che si compiono all'interno del mondo e in relazione con gli altri.
Il mondo è l'insieme degli oggetti di cui l'uomo si prende cura, cioè usandoli e dandogli significato (interpretandoli). Per esempio un tavolo può essere interpretato come rifugio, come
dalla finestra ecc. L'immagine dell'oggetto che mi appare condiziona la
possibilità di scelta. Il mondo è totalità di relazioni all'interno del quale l'uomo interpreta la sua esistenza.
Il dasein ha sempre di fronte un oggetto con cui entra in relazione, non c'è nulla di ascetico e scientifico. La conoscenza che il dasein ha con gli oggetti non è mai disinteressata, sia lui che gli oggetti sono proiettati nel tempo, cioè la dimensione di cui l'uomo non può fare a meno. Essere-
nel-mondo indica la dimensione temporale in cui l'uomo è necessariamente in connessione con le cose, l'uomo non può tirarsi fuori da quello perché morirebbe. Non esistono soltanto le cose, all'interno del mondo esistono altri dasein.
Si attribuisce un significato ad un'altra persona.
Ciascun dasein ha la possibilità di giocarsi la vita attraverso delle possibilità:
A. Esistenza inautentica → è l'esistenza che si limita all'essere con gli altri, con le cose; i caratteri di questa esistenza si manifestano nel linguaggio. Heidegger crede che il linguaggio interpreta la nostra vita. In questo caso, l'esistenza inautentica si manifesta con la chiacchiera (relazioni superficiali), il rumore, l'equivoco, la curiosita.
Il tipo di linguaggio è impersonale, basato sul "si dice", "si da" e "si pensa".
Questa dimensione è chiamata deiezione.
La comprensione di sé passa attraverso l'angoscia. Prima di affermare se stesso e il suo modo di relazionarsi, il dasein deve sperimentare che non c'è un senso precostituito, che potrebbe disperdere la propria essenza se non lo crea.
B. Esistenza autentica → il passaggio alla vita autentica avviene nel momento in cui l'uomo tematizza il tema della morte, riflette sulla morte. Mentre tutta la sua vita è possibilità di scelta, la morte è ineludibile. Quindi l'essere autentico dell'uomo è l'essere per la morte, nel senso che l'uomo prende consapevolezza del fatto che la dimensione più importante è il futuro, ma questo futuro non è infinito bensi finito. Quindi l'essere per la morte indica la consapevolezza della propria finitezza, l'angoscia può portare a questa consapevolezza e sprona a progettare.
Entrambe fanno parte della nostra vita, ma non è immediato il passaggio all'esistenza autentica.



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